mercoledì 12 giugno 2013

Un teatro...di Guerra.


­­­Il sipario si era aperto sulla scena già un anno fa con un articolo del Corriere del Mezzogiorno del 21 aprile 211 dal titolo “Teatro Verdi, i fondi del Comune all’associazione dell’assesore”. http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/notizie/spettacoli/2011/21-aprile-2011/teatro-verdi-fondi-comuneall-associazione-dell-assessore-190483719362.shtml
I fondi sono i circa 160 mila euro concessi all’associazione napoletana “Teatro Campano” mentre l’assessore in questione è il deluchiano Ermanno Guerra entrato a far parte del consiglio dell’associazione nel 2006 ed uscitone  nel 2010. In questo andirivieni dell’assessore intanto il Comune di Salerno autorizza la messa in scena di 11 spettacoli di prosa all’associazione napoletana, concede i contributi su indicati ma fa ancora di più: autorizza “Teatro Campano” ad effettuare lavori di ristrutturazione nell’ex cinema Diana (pesantemente modificato nel prospetto verso il mare) e ne consente l’uso per cinque anni al costo irrisorio annuo di 19.200 euro.  Guerra torna nell’aula consiliare nel 2010 quando si vota un finanziamento di 250 mila euro a favore dell’associazione napoletana per spettacoli della stagione 2010/2011.  A quell’epoca aveva già lasciato il consiglio di “Teatro Pubblico Campano”.

Fanno rifllettere oggi le ultime lamentazioni del sindaco De Luca sulla mancata erogazione di fondi europei al Teatro Verdi di Salerno: "Credo che sia francamente sconcertante quello che sta accadendo con i 60 milioni di euro di fondi europei che la Regione Campania ha destinato ad eventi culturali che non riguardano il Comune di Salerno”. E’ evidente che l’Ente regionale non voglia più disperdere fondi pubblici nel finanziare la gestione del teatro salernitano dalla “regia” così disinvolta. Non sappiamo se sia meglio augurarsi che su alcuni amministratori pseudo-operatori culturali in così evidente conflitto di interesse cali a breve il sipario o che faccia la sua comparsa in scena come deus ex machina la magistratura per accertare eventuali illeciti. 


Visura camerale del 08/05/2006: Guerra entra a far parte del consiglio direttivo di "Teatro Campania".
Visura camerale del 10/06/2010: Guerra esce dall'associazione "Teatro Campania".

giovedì 6 giugno 2013

The Shining=Sua luminosità

 àtilibitapmocni

Latte d'Asino....

TRAMA: La vanitosa Basilissa Babbea è stufa di fare il bagno nel latte della sua Centrale e, a corto di sesterzi, decide di venderla per soddisfare così i suoi numerosi capricci, non ultimo fare regalie ai suoi tanti clientes che bussano ogni giorno alla porta della sua domus, pagare il salario alle sue falangi armate e completare il suo mausoleo faraonico con vista sul mare e da far invidia al Colosseo. Ma proprio mentre il colpo sta per riuscirle ecco che un gruppo di plebei cittadini...

lunedì 3 giugno 2013

domenica 2 giugno 2013

sabato 1 giugno 2013

Sua Sorella colta sul Fatto!

Sono alla ribalta nazionale sul Fatto Quotidiano! Grazie Fabrizio d'Esposito.


 Guarda come Rosiko se devo sfidare De Luca, re di Salerno (di Fabrizio d’Esposito)
UN GRUPPO DI ATTIVISTI ANTI SINDACO S’INVENTA UN GIOCO DA TAVOLO PER RACCONTARE LA SFIDA IMPOSSIBILE DI LIBERARE LA CITTÀ DAL SUO RAIS

   Esistono modi e modi per mandare i politici a quel paese. C’è quello diretto, immediato di Beppe Grillo, che da anni grida “Vaffanculo”. E c’è poi l’infinito delle sfumature sarcastiche. Come a Salerno, città di mare che da un ventennio si è trasfigurata nel feudo di Vincenzo De Luca alias Vicienz ‘a funtana, “Vincenzo la fontana”, per la spiccata propensione a installare opere zampillanti. Così la versione dialettale e più volgare usata in Campania, afammocca, senza la “v” e dove mocca è bocca, è diventata “Caffè Afamoka”, in onore del sindaco-viceministro del Pd. “Risveglia il tuo dissenso. Caffè Afamoka, la miscela preferita da sua sorella”. Cioè De Luca medesimo con parrucca bionda e occhialoni rosa.   LA VIA LUDICA al dissenso è un’invenzione dei “Figli delle chiancarelle”, network salernitano nato per caso su Internet e che oggi mette insieme ottomila dissidenti contro il regime “deluchiano” delle fontane, ancora più marcato dopo l’investitura di governo alle Infrastrutture da vice del pidiellino Lupi. La stessa associazione deve il nome a un insulto del sindaco padrone e sceriffo. Chiancarelle in dialetto significa tavole di legno e a Salerno le chiancarelle erano una zona del porto che De Luca si vanta di aver risanato con un colatone di cemento, perché prima, lì, c’erano anche le puttane.   Quando due anni fa Vicienz ‘a funtana presentò il nuovo logo della città, dal costo esorbitante, attaccò i contestatori chiamandoli appunto “figli delle chiancarelle”, alludendo al degrado del porto e alle puttane. La scintilla fu quella e da allora il network ha creato un’oasi sperimentale di impegno civile e politico ma non partitico. Si autofinanziano per pagare ricorsi ed esposti e hanno un’equazione colorata: “Meno cemento, traffico e luci e più mare, spiagge, cultura e arte”.   L’associazione è trasversale (tra gli iscritti alcuni parlamentari grillini e un paio di consiglieri comunali del centrodestra) e una settimana fa, il 24 maggio, ha sfornato un gioco da tavola: “RosiKo, distruggi i nemici di Salerno”, imitazione del RisiKo dove “con offese, calunnie e una buona dose di inaugurazioni selvagge si può arrivare alla conquista della città o in alternativa aspirare a un impiego ministeriale come vice”.   De Luca è un generale con la “S” del nuovo logo sul berretto e il suo feudo è diviso in tante zone da saccheggiare e devastare. “Prima di cominciare uno dei giocatori dovrà assumersi l’onere di distribuire le carte, evitando di incappare in una denuncia per abuso d’ufficio”. Tra i “Figli delle Chiancarelle” a prevalere è sempre l’ironia anche se a Salerno ormai c’è solo da piangere. Il plurinquisito De Luca, che nel Pd non sta con Renzi o Letta o Bersani ma solo con se stesso, “sono deluchiano”, da quando è al governo si è guadagnato un altro soprannome, tragico e sinonimo di viltà: “Schettino”. De Luca come Schettino perché da viceministro si sta preparando la via di fuga da una città che non avrebbe nemmeno più i soldi per pagare i dipendenti pubblici. Ma la voglia di mollare la carica di sindaco non c’è.   RESISTE , De Luca, all’incompatibilità tra viceministro e sindaco e resisterà fino all ’ultimo, fino a febbraio del prossimo anno, termine estremo per la bulimia da poltrona. Al consiglio comunale di oggi, le sue dimissioni sono al dodicesimo punto dell’ordine del giorno. Non ci si arriverà mai. “Poca cosa”, per sua spavalda ammissione. Nel frattempo l’euforia da Infrastrutture lo ha galvanizzato e ha ricoperto la città di manifesti che strombazzano la partenza della metropolitana di Salerno, “un risultato storico”. Peccato che il suo diretto superiore, il ministro Lupi, lo ha placcato con ironia degna dei “Figli delle Chiancarelle”:   “Noi siamo il governo, non il comune di Salerno, non c’è alcuna intesa sulla metro”. A tutti i suoi detrattori e critici, De Luca riserva il solito trattamento, ogni venerdì alle 15 su un’emittente locale. Una delle performance più spettacolari da tribuno televisivo si può rivedere sul sito del network dissidente.   DE LUCA se la prende con chi esulta, gode, gioisce quando crolla un solaio o un’opera pubblica non riesce: “A Salerno abbiamo la più alta concentrazione al mondo di jettatori, portaseccia, mettimale e scampaforca”. Pausa. E poi: “Marooonnna”. Cioè: “Madonna!”. Seccia, invece, sempre in dialetto, significa jella. Ma lui stesso diventa portaseccia nell’augurio finale del messaggio tv, rivolto soprattutto ai “Figli delle Chiancarelle”: “A quei pochissimi che ci vogliono male un augurio affettuoso che possano condividere lo stesso destino di san Bartolomeo in Armenia”.   Bartolomeo, uno dei dodici apostoli di Gesù, venne scorticato vivo e poi decapitato.